Ha sempre amato la letteratura, in particolare quella italiana e
francese. Le sue letture in versi abbracciano poeti di varie nazionalità ma il
suo sguardo fisso è alla letteratura italiana del novecento e a quella francese
dell’ottocento. Suoi poeti preferiti sono stati Baudelaire, Verlaine, Rimbaud,
Leopardi, Montale, Caldarelli, Pavese. Il male di vivere, lo spleen, l’ideale,
il mistero, il desiderio d’infinito, il senso di appartenenza alle proprie
radici, la solitudine, la nostalgia del ricordo, sono tutti temi che compaiono
nella poesia di Elena in quanto vita vissuta e in quanto temi che risalgono
alla sua formazione letteraria novecentesca.
Anche
il sentimento religioso è presente, specialmente in relazione all’ultima sua
fatica poetica.
La
poesia di Elena è lirica, intimista in quanto sentita dal di dentro. Traspare
una personalità molto sensibile e molto provata dagli eventi della vita. I
momenti dolorosi della vita appaiono nella poesia di Elena nel momento del
crepuscolo, alla sera, cioè nel momento in cui si fermano le ansie e le fatiche
della giornata. Infatti, da alcuni critici letterari, Elena è stata definita la
poetessa del crepuscolo. Elena affronta, nella poesia, il dolore per poi
esorcizzarlo. Ma tiene sempre aperto uno spiraglio alla speranza. Secondo
alcuni critici, la poesia di Elena si colloca tra realismo e simbolismo lirico.
Nella sua ultima produzione è presente il tema del viaggio verso mondi altri e
sconosciuti e il dialogo con Dio è continuo. E’ molto sensibile al paesaggio
tanto che in molte poesie esso diventa protagonista assurgendo a valenza di
paradiso. La nostalgia è un elemento sempre presente nelle sue poesie:
nostalgia di un volto, di una situazione, di un sentimento che spesso assurge a
delusione, tormento. Non manca la nostalgia per la sua terra, la Calabria a cui
dedica una lirica in particolare. Una condizione che Elena ha sempre sofferto è
la noia. C’è in lei tanta voglia di vivere, nonostante gli scacchi e le
delusioni, al punto da stare bene solo nei momenti in cui la vita è vissuta
intensamente. Anche l’amore è affrontato nelle sue poesie, ma in maniera
diversa da tanti altri. L’amore per lei è ricordo, nostalgia, senso di
lontananza, delusione, voglia di incamminarsi insieme verso mondi sconosciuti.
Oserei dire che questo tema è trattato in maniera molto delicata, originale,
senza scendere nel già detto. E’ sempre un’atmosfera che ricorre, un volto, uno
sguardo, un paesaggio che fa da testimone al sentimento dominante.
Tipico
della poesia di Elena sono gli accostamenti tra termini inconsueti, poco usati,
direi bizzarri.
Il
poeta che sente molto vicino nelle sue poesie è Pavese perché anche per lui la
vita è solitudine, scacco, sofferenza. Come Pavese, anche se Elena viene dal
Sud, ama le Langhe, la collina mitica, il Piemonte.
Per
Pavese l’arte appare come sostituto della vita tanto da dire: “Ho imparato a
scrivere, non a vivere”. L’arte diventa per pavese la sola possibilità di
sentirsi vivi e felici. “Quando scrivo sono normale, equilibrato, sereno” dice
Pavese. Quello che scrive Pavese vale anche per Elena perché quando scrive è
felice, la sua vita ha un senso, la sua giornata ha tutto un altro sapore e
significato. Le persone che scrivono, non i dilettanti, si badi bene, hanno per
Elena la capacità di penetrare nel senso nascosto delle cose e degli eventi e
naturalmente, hanno una sensibilità e un sentire superiori. In conclusione, per
Elena la poesia è senso, riscatto, gioia, felicità, epifania, comunicazione e
condivisione con il prossimo, è un uscire da sé è gridare al mondo le verità a
cui si approda.
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