L'ora blu



Elena Bartone

L’ORA BLU

HELIKON


Indice

Sulla tomba di Pavese
A Virginia
Scriverti di notte
Sui campanili del domani
Dove si perdono i falchi
Il mare della vita
Ghirlande
Poesia
Lungo i fili del tuo esistere
L’amazzone
Tra le piume dei ricordi
Dietro orizzonti di evanescenza
Effervescenze d’anima
Arcobaleno
Alle pendici della luna
Al di là di Gerusalemme
Sono entrata in una favola
Parole d’altrove
E si apre uno specchio di cielo
La nemica
Al domani con sospetto
Tra i papaveri del cuore
La barca
L’ora blu
Testamento
Ai confini dell’anima
L’addio
Una campana lontana
Sopra una tomba etrusca
Scriverti di notte
Sui campanili del domani
I desideri
Piussù del cielo
Guizzi d’estate
Il domani
Rivoli di armonie
Notte quieta e solitaria
L’onda della vita
Sonno
Sussurro d’oblio
Dietro girasoli ricolmi di luce
Mi riconosco creatura
Stupore d’assoluto
Il giorno svanito
Il cuculo
Volo in picchiata
Il dèja vu
Una folata di vento
Il battito della pioggia
Nei tuoi occhi la mia terra
I sogni come zampilli
Laudes Francisco

Sulla tomba di Pavese



Sulla tua tomba
il mio dolore
si è incontrato con il tuo
in un’osmosi di aspettative deluse
e sogni traditi
dall’alternarsi delle sorti.
Nel tormento la mia anima
ha toccato la tua essenza
addolcita dall’armonia del verso
e dal senso nascosto
delle parole
rapite al mistero dell’esistere
e alla fugacità dell’attimo.
Le tue colline, i tuoi fiumi,
i colori e i profumi
della tua terra
mi ricordano che un giorno
ci incontreremo
in una dimensione
di falchi che si innalzano
alti nei cieli
e stelle vacillanti
negli abissi del nulla.
Tace la mia preghiera
ché non conosce un Dio.
Il pianto logora i pensieri
tra gli enigmi del vivere
e onde di bufere.
Amarti è la mia gioia.

A Virginia


Silente è arrivato l’autunno
e sui rami di pesco
riposano gli anni
addolciti dall’armonia del verso
e dalla voce vezzosa
delle parole.
I languori della vita
giacciono addormentati
sulle corde dell’oblio
e i ricordi della gioventù
appena sfiorano i labbri muti.
Si levano alti i pensieri
fatti effervescenza di saggezza
e trionfo di libellule
rapite ad un sogno.
I desideri si confondono
tra i raggi infuocati del tramonto
e i dossi inquieti della nostalgia.
Corrono lungo i fili della mente
le primavere esultanti d’amore
e gli attimi vissuti ai confini
dell’essenza muta delle cose.
La bellezza della musa
é la tua gioia.

Scriverti di notte



Scriverti di notte quando il lume
rischiara la stanza muta
e le sillabe si disperdono
nel declinare del momento,
in atmosfere di lontani presagi
e palpiti segreti
sugli anfratti spumosi delle nuvole.
La mano lenta si riposa
sulla pagina bianca e ascolta
gli intimi colloqui
della memoria sepolta
sotto la neve dei giorni.
Il domani appare all’orizzonte
sopra flussi di petali vaganti
che aromano.
Ritorna la voglia di sognare
e dipingere gli specchi dell’anima
di mimose impazzite fosforescenti
e anemoni rosseggianti di tramonto.
Nel silenzio approda
l’io ai confini della tua essenza.
Sui campanili del domani


Anima inquieta, non salpare
 verso lidi sconosciuti
alla ricerca di risposte
sul senso degli eventi
e della sofferenza,
intravista sui dossi delle nuvole.
Smetti di vagare quando è sera
nei crocicchi della vita
per scrutare l’essenza
degli accadimenti.
Tutto dorme nel grembo dell’enigma.
Non c’è indizio di tregua nei tuoi giorni.
Come credere a promesse di armonia
delle sfere celesti.
Non farti travolgere
dalle giornate senza luce
del passato custodito
tra le crepe della solitudine
o dagli attimi
rapiti agli effluvi
dei papaveri in festa.
Sei solo ombrula di sogno che si ostina
a resistere ai venti
sui campanili e sulle torri.
Dove si perdono i falchi


Felicità, ti ho inseguita
fin dove finisce il cielo,
oltre l’orizzonte
dove si perdono i falchi.
Ogni volta era come
afferrare l’onda del mare
che subito si ritrae
non appena la sfiori.
La mente impazziva
all’idea di possederti
e regalava a soli occidui
girasoli ricolmi di speranze.
Ora non più. Non rincorro
l’inafferrabile, irraggiungibile
gioco della tua essenza,
o la tua voce che vagola
nei portici dell’anima.
Lo sgomento contorce i miei passi
vagamente intransitivi,
ignari della sorte
che prelude al nulla.
E sopravviene un’ansia
tenera di creare
nell’urna germinale del mio essere.
Il mare della vita


Il mare della vita
ti culla tra le  onde
spumeggianti di illusioni
e indorate di alchimie
nel mattino che rinasce.
Verdi i  fondali
ove si nasconde
il mistero dell’essere.
Le sue coralliere
non destano senso di tedio.
Spira il maestrale che ti adduce
aura di sogno e desideri
d’infiniti spazi.
Si gonfiano le vele al suo passaggio
e si rinnova l’estasi di voli
di falchi tra le sfere.
Una tempesta improvvisa
sorprende l’anima ferita
dagli aculei del vivere, dal morso
straziante degli enigmi.
Ghirlande


Ghirlande di pensieri,
ghirlande di rose
recano ai sogni accoccolati
in grembo alle nuvole
ebbrezza d’infinito,
sospiri d’anime.
Si riapre tra le spume dei ricordi
l’ansia dell’estasi caduta
tra gli amuleti delle tue fantasime
e negli angoli segreti
della tua solitudine.
Si accendono al lume
di una lampada amica
sibili di gioventù
e tepori di sere d’inverno
quando le ombre sonnecchiano
sulle pareti dei camini e veleggiano
sui contorni dell’anima
i desideri sfuggiti
all’alchimia del vivere
e all’inganno dell’oblio.
Si diradano nella mente
i nidi della nostalgia
nascosti tra le pieghe
del tuo domani.
Echeggiano nei giardini
del mio esistere
sonagliere d’assoluto
e ritmi d’universo.

Poesia


Cosa sarebbe
La mia vita senza poesia,
la mitica farfalla
che alia sui nidi dell’esistere
e avvolge il mio io
di musica celeste.
Mi sussurra parole d’infinito
quando al crepuscolo
si schiudono i gelsomini
e quando all’alba le allodole
 spiccano i primi voli.
Mi tende la sua mano bianca
e mi conduce per i sentieri
che si tingono d’immenso.
Mi accompagna pietosa lungo i viali
che portano al dolore
e alle umane sofferenze,
sollevando la mia essenza
oltre i confini del creato.
Pianta il suo vessillo
sull’enigma del vivere
e sulle cose vane e senza senso.
Mi ricolma d’oblio
quando nell’attesa del domani
ricompongo le sconfitte delle sorti
e riprendo il mio cammino.

Lungo i fili del tuo esistere


Lungo i fili del tuo esistere
fluiscono le mie malinconie
che aromano di cose passate
e appassite tra le brume del mio ieri.
Si innalzano tra gli alveari
della mente stridori
di autunni tinti
di giallo e sciami
di mosto nel silenzio della sera.
Serpeggiano e sfumano
lungo i solchi dei pensieri
notti di plenilunio
quando la nostalgia
dipinge sull’anima stanca
i pezzi di un vissuto
scalfito da un sogno.
Si disfano ad uno ad uno
i ricordi che profumano di tedio
e di stanze asfittiche.
Sale col crepuscolo
la voce delle idee
fatta essenza di vita
e stupore di malinconia.

L’amazzone


Resisti ai colpi della sorte
e alla bufera che impazza
sul glicine del brolo.
Ti sono amici
le spiagge e le valli,
i falchi proiettati verso l’infinito,
il vento tra i girasoli,
i nidi sotto le cimase.
La voglia di vivere
ti sorprende al mattino
quando riprendi il viaggio
verso mete sconosciute
e senza un senso
che rischiari il tuo cammino.
La vita è un’amazzone
coi dardi pronti
a trafiggere l’anima
che anela a spiccare
il volo sulle nuvole
e a ricoprirsi d’immenso.
Non piegarti al dolore,
al ritmo incessante degli eventi.
Tutto ha fine
in un’urna muta e fredda.
Tra le piume dei ricordi


La luce fioca della lampada
che rischiara le antiche pareti
e i soffitti mi riporta lontano
dai clamori della vita
e dai sussurri evocati
dalla cadenza delle ore.
Ritorno all’abbandono dell’estasi
e al mormorio dei ruscelli
trionfali di libellule.
Ritrovo il mio passato
accoccolato tra piume di ricordi
e colgo il palpito del domani
 nel profilo della tua immagine
perduta nei contorni della luna.
E moti d’anima
si profilano ai confini
dell’essenza muta delle cose
tra effluvi di nostalgiche assenze
e  rumori di passi
tra le brume del mattino.
Aspettarti è la mia gioia
agli sbocchi dei sentieri
nella foresta dell’esistere.

Dietro orizzonti di evanescenza


Poche parole per raccontarti
il sibilo del vento
che come un dardo
trafigge l’anima stanca e nutre tarli
 al mio esistere.
La solitudine si increspa
 tra i crocicchi del mio giorno
ed effonde l’ebbrezza viva
del suo languore
agli aneliti del vivere.
Le ricordanze cadono
dietro la linea evanescente
del  mio orizzonte
e declamano con voce sommessa
il senso dell’inutile
e dei traguardi mancati.
Sonnecchiano dietro gelsomini
che si schiudono la sera
i pezzi di vita racchiusi
nel grembo delle cose.
I pensieri del domani
sfidano il ritmo incessante degli eventi
 che aromano di tedio
e speranze sepolte.
Ma la vita chiama.

Effervescenze d’anima


È facile fuggire dai luoghi
dove la solitudine
pianta il suo vessillo
e riluce di alchimie
che zampillano
nel sentore di favole antiche
e tepore di nidi.
Nuovi lidi preannunciano
effervescenze d’anima
e armonie di fantasie
che svolazzano
piussù delle nuvole ove il cielo
 si tinge di rosa.
Il gemito della speranza
si staglia nell’apparenza delle cose
che sfidano l’oblio
e l’appassire dell’attimo.
È tempo di lasciare
le strade che conducono agli anfratti
 della malinconia.
Non più la gioventù regge i miei passi
lungo i sentieri della vita.
Tra colline,  viti e  pendii
vivo il mio giorno di sole
nell’estasi di voli alti
di falchi tra le sfere,

Arcobaleno



Non affannarti se il vento
trascina i tuoi ricordi verso Oriente
o se il canto del cigno
trafigge come un dardo
la tua anima.
Riparti dal presente
e ricama sul tuo cuore
frammenti di pace raccolti
tra le segale e le spighe,
laddove si racchiude il segreto
e la notte regala i suoi sospiri
alle frange della luna.
Non caricare la tua essenza
di fiamme di rancore.
Non  dipingere di odio
le pareti dei crateri
che dormono incrostati di caligine,
finchè dura la quiete del vulcano.
E si abbassa la marea
 l’orizzonte si fa chiaro.
Risali la cima degli eventi
e regala momenti
di vita e risorse,
di sogno e di speranza
al tuo transito terrestre
sotto arcobaleni trionfali
di colori e concordia.


Alle pendici della luna


E l’anima si solleva
alle pendici della luna
quando nei tuoi occhi
scalfiti dalla pioggia
si riposa il mio passato,
fatto di nidi d’innocenza
e di piume di neve.

Arpeggiano le tastiere dell’anima
melodie di lontani presagi
nascosti dietro siepi d’oblio.
Sulle soglie della tua solitudine
rincorro ritmi d’infinito
e la voce del destino.

Si stagliano sopra i monti
cristalli di gioia, all’imbrunire
e le tue dita premono
la forza del mio esistere
tra sogno e sgomento.

Al di là di Gerusalemme


Al di là di Gerusalemme
a pochi passi dall’Orsa Maggiore
un giorno ci incontreremo
nell’insondabile gioco degli eventi,
quando la terra chiama
in un ritmo di campane strozzate
e di rintocchi rapiti dal vento.
Giochi di luna attorno a noi
per scordare il passato
tra le evanescenze dei pensieri
e i singulti dell’anima.
Un sibilo di gioia
contorce i nostri passi
alleggeriti dal profumo di fragole
e anemoni che attendono la notte.
S’innalza lo spirito
quando il giorno sembra morire
dietro l’ombra di un palmizio
e il silenzio cavalca le ore
in un divenire di lucciole e lampare.
Ritorna imperioso il futuro,
alba lontana di incerte meraviglie
ed enigma struggente
ai confini del mistero.
Io sono con te.

Sono entrata in una favola


Sono entrata in una favola
ai confini della tua solitudine
quando gli scampanellii
della mia memoria
cavalcano le onde del passato.
Si staccavano ad una ad una
le passioni del mio esistere
come foglie ingiallite
nei viali dell’autunno.
Sorprendevano la mia anima
voli di falchi e mistiche fragranze.
Si inanellavano tra i rossori del tramonto
speranze e volontà di ascesi
tra sogno e nuvole di luce.
Il tempo innalzava le sue alture
dietro siepi di antiche aurore
ed  esaltava nei crocicchi della vita
amuleti di gioiosi sentimenti,
focosità di immagini,
pleniluni di pace nella sera.

Parole d’altrove


Ti sussurro parole di altri luoghi,
di altri tempi
nel lento procedere del giorno.
Nel cielo danzano le nuvole
e nella mia anima
fioriscono  i papaveri e rispuntano
gli angoli aguzzi della solitudine
in un sibilo di freddo
e di tormento.
Una tempesta invade la mia sera
e i pensieri sembrano rincorrere
spazi di coralli
nelle azzurrità marine.
L’ultimo strido di rondine
mi conduce al mio domani
adagiato sui dossi di un’alba
che sfida la sorte
e la voce  degli eventi.
Dimenticarti è la mia ventura
tra un’eclissi di luna
e un pesco impazzito di primavera.

E si apre uno specchio di cielo


E si apre uno specchio di cielo
nel gorgo infinito del nulla
tra mistiche fragranze
e voli tra le sfere.
Si svegliano i pensieri sottovoce
in un tripudio di ricordi e di campane
e si addolciscono i tuoi passi
nell’insolito procedere del giorno.
Guizzi di gioia aromano
la mia via smarrita nel tuo essere,
 illuminata dalla tua parola.
Si ricompongono le speranze nella mente
tra uno stridere di rondini
e il tumultuoso inganno delle ore.
Pensarti è  mia ventura
quando il vento spira
 tra i papaveri e alita
frammenti di vita
e nostalgiche presenze.
E si apre uno specchio di cielo
ai confini dell’ anima.
Mi immergo nel sogno del tuo esistere
 tra i germogli del tuo domani.

La nemica


Una noia mortale
tra le pieghe dell’anima.
Vola su di me
e mi regala tinte di tedio nella sera
quando le ore battono
tra le sporgenze della solitudine.
Reca il profumo di stanze buie e asfittiche
e mi spinge negli abbagli del nulla
in uno scuotere di porte che si chiudono
e  impennarsi di lame.
La noia è  la regina dei miei passi
nell’insolito dipanarsi dei momenti
quando la mente stanca
dirige la prua dei pensieri
verso ignote regioni senza tempo
e rimescola le  carte
e cambia ritmo di danza
quando sfiora gli angoli
e si punge nel contatto
con la  mia aguzza essenza,
Nessuna stagione la tramuta
né il vento la porta,
la nera farfalla
che mai giace
sui dossi della luna.

Al domani con sospetto


Non inseguire sotto i raggi della luna
l’ombra dei tuoi passi
e non pretendere di cogliere la linea
che s’inarca all’orizzonte
e porta all’infinito.
Tutto è vano nel fluire dei momenti,
insondabile gioco del destino.
Si insinua sotto il portico dell’anima
la nostalgia delle passate cose
e il tormento dell’attimo perduto.
Abbandona ai flutti della vita
le strade sperdute
nella canicola d’agosto
e i sentieri di antiche primavere.
Allunga le tue mani al presente
e ammira il croco
che si alza verso il cielo.
Bisbiglia all’alba il tuo sospiro
e spingi l’anima,
essenza muta,
tra le crepe dell’azzurro.
Guarda al domani con sospetto
e non affidarti al futuro.

Tra i papaveri del cuore


Un tuffo tra i papaveri del cuore.
La discesa precipita
lungo la linea degli eventi
e incide per sempre sullo specchio
del futuro il nostro amore,
 nettare di Venere.
Ritorno all’estasi, agli effluvi
del grano maturo
tra le estenuanti
attese del mattino
in uno sbattere di ali
e inaspettati presagi.
Ma  mi riconduci sui sentieri
del mio domani
velati di favole di luna
e incantesimi di aurora.
Accompagni i miei passi dentro nidi
di pensieri a delibare
suggestioni, essenze, aromi
di muschio nella sera.
Risvegli effervescenze
mute del mio esistere
e la memoria assopita.
All’orizzonte tripudio
di cieli e d’anime.

La barca


La vita è una barca
che affonda lentamente
tra i percorsi misteriosi degli eventi
in una dimensione
di rosee ghirlande
e fumi che s’innalzano nella sera.
Ripercorriamo il passato
nell’illusione di prolungare
la nostra via
e innalziamo al destino
colonne d’avorio
per scrutare tra gli accadimenti
il senso dell’esistere
e i suoi traguardi.
Parvenze di gioia ci catturano
dimentichi di affanni
e ci conducono ai confini dell’immenso
in un gioco di luci e di sospiri,
fiammelle di cielo,
 gemme accarezzate dallo zefiro.
Addormentiamo i nostri pensieri
sotto gialle foglie autunnali
nella speranza che il soffio del vento
effonda magiche chimere
e tremolii di stelle nella notte.
La vita è una barca
che all’ultimo respiro
si impiglia nei fondali dell’anima.


L’ora blu


L’ora blu arriva
e si posa leggera sulle foglie
e sulle erbe, sui giardini
dimentichi del giorno,
sui petali assopiti
dei papaveri,
sulle umane fatiche
che attendono il ristoro.
Sfumano i contorni
delle cose mute
che aspettano le tenebre
e i tepori della sera.
Tacciono i merli
accoccolati nei nidi.
L’aria torna silenziosa.
Il creato si veste d’armonia
e le favole catturano
i pensieri e le parole.
Un sibilo di gioia
raggiunge l’anima protesa
 verso l’infinito
 in cerca d’oblio
fuori del gorgo
e delle spirali dell’esistere.

















Testamento


Sarebbe triste lasciare questa terra
e i mari che baciano le rocce
e le farfalle che si adagiano
sui girasoli.
Più agevole restarci
quando i raggi del sole
trafiggono l’anima stanca
o la pioggia bussa ai vetri
della stanza muta.
Non i ricordi strappati
all’arsura del tempo,
né la solitudine
che come  lampo
illumina le serate,
o la voce flebile degli affanni,
 a te vorrei donare,
ma il lume dei miei occhi
e il senso arcano delle mie parole
che rischiarano la tua immagine
persa tra i bisbigli del mattino.
Così da un altrove senza spazio
e senza tempo
potrò ascoltare
il ritmo dei tuoi passi
che frangono le foglie dell’autunno.

Ai confini dell’anima


Il tempo sembra
essersi fermato
in questo silenzio
che avvolge i pensieri e li adagia
sui dossi delle nuvole.
All’orizzonte delle ricordanze
si allinea il passato
in un tripudio di stupori
e incantesimi di lucciole.
Ritornano alla mente i momenti
ai confini della tua anima
quando sbocciavano girasoli all’alba,
le tue parole di miele di campane,
nettare e colori  di vita.
Il trascorrere dei giorni tinge in rosa
le modulazioni del vissuto,
le cadenze dei sogni inghirlandati
di armonie di plenilunio.
Verrà il domani ad indorare
d’eterno gli attimi
ai confini dell’anima.

L’addio


Com’è difficile lasciare questa valle
dove il fiele e l’assenzio
annegano nel nulla.
E questi broli di glicini e papaveri
sono una festa.
Qui i  sentieri  conducono
verso l’infinito.
La rugiada si dissolve
ai raggi del mattino.
Il canto del cuculo incide
il voltone del cielo di presagi.
I  tuoi occhi
sfavillano di luce
e libellule d’altrove.
Le tue mani  sfiorano
le ciglia della luna
e i dossi dei cieli
racchiusi tra le nuvole.
Tutto si conserva nel ricordo
e splende alto
sui tetti madidi di nostalgia.
Una campana lontana


L’onda di una campana lontana
mi ricorda che è domenica di Pasqua.
L’anima si prepara a rinascere,
e gli scacchi del mio ieri
sembrano addormentarsi
nell’urna del passato,
dove il silenzio appena li sfiora
e il freddo li avvolge
nella sua ebbrezza muta.
La speranza si schiude
al mattino e trionfa sui cimoli dei pioppi,
lungo i sentieri, nel cuore delle valli.
Le cime dei cipressi
sussurrano al domani
inghirlandato di palme di luna
e papaveri accesi  tra le spighe.
Inseguo i tuoi passi nel vento
e mi approssimo al segreto
che guida la tua vita e mi conduce
al tuo mondo
dove vibrano espanse
le tue radici
al tepore mistico solare
 delle campane.

Sopra una tomba etrusca


Sopra una tomba etrusca
ho immaginato il battito del passato,
le glorie che fecero grandi i popoli,
le campane che scandivano
i ritmi dei giorni,
le fatiche umane e le  preghiere nella sera.
La pioggia  dava ristoro
alle menti stanche di rincorrere
il mistero dell’esistere
e il senso nascosto delle cose mute.
Volano i falchi sull’urna addormentata
sotto il peso dei secoli
e il vento spira brividi d’eterno
tra le viole e l’erbetta
fresca di pruina.
Il presente si tinge d’infinito
all’ombra di antiche querce
che nascondono  segreti d’anima
nel buio di una tomba.

Scriverti di notte


Scriverti di notte quando il lume
 rischiara la stanza muta
e le sillabe si disperdono
nel declinare del momento,
in atmosfere di lontani presagi
e palpiti segreti
sugli anfratti spumosi delle nuvole.
La mano lenta si riposa
sulla pagina bianca e ascolta
gli intimi colloqui
della  memoria sepolta
sotto la neve dei giorni.
Il domani appare all’orizzonte
sopra flussi di petali vaganti
che aromano.
Ritorna la voglia di sognare
e dipingere gli specchi dell’anima
di mimose impazzite fosforescenti
e anemoni rosseggianti di tramonto.
Nel  silenzio approda
l’io ai confini della tua essenza.

Sui campanili del domani


Anima inquieta, non salpare
 verso lidi sconosciuti
alla ricerca di risposte
sul senso degli eventi
e della sofferenza,
intravista sui dossi delle nuvole.
Smetti di vagare quando è sera
nei  crocicchi della vita
per scrutare l’essenza
degli accadimenti.
Tutto dorme nel grembo dell’enigma.
Non c’è indizio di tregua nei tuoi giorni.
Come credere a promesse di armonia
delle sfere celesti.
Non farti travolgere
dalle giornate senza luce
del passato custodito
tra le crepe della solitudine
o dagli attimi
rapiti agli effluvi
dei papaveri in festa.
Sei solo ombrula di sogno che si ostina
a resistere ai venti
sui campanili e sulle torri.


I desideri


Quando l’anima è rapita
dai desideri il vivere diventa
come il sibilo del vento
che si perde tra i crocicchi del nulla.
E non si ascolta
la voce dell’aurora,
né il soffio del maestrale
accarezza i pensieri.
Si vive accoccolati
tra le brume di enigmi
in una dimensione
di aneliti di luna
e pupille di papaveri.
Sfugge il senso delle sorti
e all’orizzonte si stagliano fantasime
fatte essenza di muschio
nel sole che si vela..
Si percorrono con la mente
i sentieri che conducono al domani
sui bordi di esistenza improgettuale,
caotico alternarsi
di eventi sfumati, senza timbro.
L’attimo, l’attimo, l’attimo
e più nulla.

















Piussù del cielo


La  mente non arriva a immaginare
cosa c’è piussù del cielo,
aldilà delle valli,
là dove non volano i falchi.
Forse insegue ricordi
sfuggiti all’arsura del tempo,
il respiro delle nuvole,
o le speranze tradite
dal tumulto dell’esistere,
gli amori mai nati
e vagheggiati nelle sere d’agosto.
O il senso arcano delle tue parole,
i ritmi incessanti,
gli sguardi abbandonati
nella luce del mattino.
Vagheggiare i vapori del nulla
intrisi d’alba!

Guizzi d’estate


Improvvisi guizzi d’estate
invadono le mie giornate
scandite su modulazioni
di nostalgie rapite
ai silenzi e ai sussurri del nulla.
I pensieri inventano
castelli di corallo
sospesi tra le brume del passato
e il segreto dell’esistere.
Riaffiora l’urgenza del domani
tra le gualciture e i sussulti del mistero.
Effervescenze di luce
donano ristoro all’anima stanca
di rincorrere i sogni traditi
dall’alternarsi delle sorti
e dal capriccio degli eventi.
Azzurre alchimie
ridonano ai momenti svaniti
tocchi di luna
e tinte di pesco.
Nel procedere del mattino.
imperioso ritorna
il senso della fugacità
dell’attimo sommerso
e del tempo vissuto
nella vanità delle  cose.

Il domani


Si tinge di rosa il mio domani
ogni volta che lo rincorro
tra le pieghe dell’esistere
o sulle alture della solitudine.

Sfida gli angoli aguzzi del passato
in un alternarsi di pensieri
che si levano alti nella notte
e bussano alle porte delle nuvole.

La sua casa è la fantasia
quando i sogni impazziti
di realtà navigano
nei fondali dell’anima
e si tramutano

Se il presente si fa vita
si agitano le onde
e si innalza la marea
a blandire le scogliere.

Rivoli di armonie


Danzo sulla tua anima
al ritmo dei silenzi lunari
in un susseguirsi di sogni
che rincorrono la realtà.
Si staccano ad uno ad uno dalla mente
 i ricordi impazziti e si disperdono;
poi si allineano
nell’abside sacrale del tuo tempio.
Fluiscono gli attimi
in una corsa senza senso
e si nascondono nelle gualciture
del tuo passato
tra sonagli di beatitudine
e profumi di agavi.
Svettano dai crinali delle lame
dei tuoi pensieri
ondule vaghe di armonie
colloquianti col presente
che manda gemiti di gioia.
Rinasce tra le cime
degli abeti la voglia
di trovare tra le ombre
della sera il tuo viso
nascosto sotto lievi trasparenti
grumoli di nuvole.

Notte quieta e solitaria


Nella notte quieta e solitaria,
nel gelo delle tenebre
 danzano sui  fili del mistero
i petali del pensiero
 sfogliati ad uno ad uno.
Io scrivo per dare voce alla mia anima.
 Chiedo al buio un colloquio con lo spazio
per fermare la corsa del tempo
e all’Orsa Maggiore di svelare
il segreto del giorno che verrà.
Con la mano accarezzo
il dorso della pagina
per alleggerire il peso
della solitudine
e ridare  alito di vita
all’aria ferma della stanza.
Il mio canto in bilico si adagia
 sui cieli notturni
e fraternizza col mio domani.


L’onda della vita


Quando il silenzio si fa cupola d’argento
in un mare di dubbi e di incertezze
e la sera torna a ristorare
equiseti e aquiloni
dimentichi del giorno,
tace la mia poesia.
Si solleva tra i palmizi
polvere di vita
per effondere nell’aria muta
bagliori del passato
striscianti tra enigmi,
stupori, domande inquietanti.
L’animo si contorce e si aggroviglia
nei fili del pensiero
laddove il ricordo di lontane
primavere si tramuta
 in scampanellii di malinconia.
Così torno a cantare
se allungo la mano
alle frange del futuro
e mi abbandono all’onda della vita.
Sonno


Gemello della morte,
amico della solitudine,
il sonno accarezza la mia notte
in un inganno di effervescenze
e apparenze vacillanti
tra le schiume dell’essenza muta.
Il dolore si nasconde
nelle pieghe dell’anima
immersa nel lago
delle passate cose
e aperta all’estasi notturna
di sospiri e di silenzi.
Si fanno cenere il tempo e lo spazio
e si disperde l’alito dell’io
aldilà delle sfere e delle valli.
La nostalgia si stempera
ai confini del nulla
e aspetta che il nuovo giorno
rinnovi i ritmi del vivere.

Sussurro d’oblio


Un sussurro d’oblio
percorre i sentieri del mio esistere
e lascia al suo passaggio
essenza di appassite primavere.
Il passato si smemora
nel seno materno della vita.
Sbiadiscono i contorni del tuo viso
nel crepuscolo del mio giorno.
Quali farfalle impazzite nel sole
i ricordi svolazzano
nei giardini dell’anima
fino a inabissarsi
nei fondali del nulla.
Stupita la mente rincorre
il già andato, il già vissuto.
Ma è vana la corsa.
Riposa per sempre il mio ieri
nell’urna dell’oblio.
Dietro girasoli ricolmi di luce


Mi son chiesta tante volte
il perché della sofferenza
inconscia e irrazionale
che invade i pensieri  quando gioco
con la mia solitudine.
E non volo alto
a scoprire l’arcano
né sfoglio ad una ad una
le pagine della vita
per leggere il senso
nascosto dell’essenza,
e l’agro dell’assenza.
Non resta che tuffarsi
nei gorghi dell’oblio
tra mistiche effervescenze
e sapori d’altrove.
Mi avvolgo in rosse vesti
e naufrago tra onde biancheggianti
di soavi presagi,
luminose epifanie,
e aneliti di pace.
Ritrovo tra le  spume
l’io perduto nel magma dell’esistere
e il sorriso mai nato
nei solstizi dell’anima.
Rinasco alba che si innalza
dietro girasoli
ricolmi di luce.

Mi riconosco creatura



Sotto questo cielo taumaturgico
mi riempio di te,
dei tuoi pensieri,
della tua forza che distilla
dai fastigi delle nuvole.
È come averti accanto
quando i miei passi sfiorano gli anemoni
e i papaveri di luce rifluente.
Dedico a te il mio presente,
spavaldamente fiero nei sentieri
impazziti di primavera,
e le note di un falco
in festa tra i girasoli.
Mi riconosco creatura
smarrita nel tuo essere
e nell’essenza giocosa
delle tue parole.

Stupore d’assoluto


In questa serata d’aprile
un silenzio d’altri luoghi e d’altri tempi
 mi spinge
oltre l’essenza muta delle cose,
aldilà del sentiero
che porta all’infinito.
Il cinguettio dei merli
crea un’atmosfera
di incantesimi di luce
e stupori d’assoluto.
L’immobilità incantata delle cose
sorpresa e stupore,
giace all’ombra dei pensieri
che impazienti cavalcano
i labili fantasmi dell’amore
e i giochi silenziosi dell’anima.
Un soffio di sogni
mi proietta nel domani
abitato da anemoni di luna
e lucciole nostalgiche
dell’ebbrezza crepuscolare
quando le illusioni della vita
sonnecchiano sui tetti delle case.

Il giorno svanito


La sera si avvicina
e regala alla mia giornata
ritmi d’immenso
e palpiti d’innocenza.
I pensieri rallentano la corsa,
danzano nella stanza muta
e rimpiangono il giorno svanito
tra le crepe del nulla.
Non rimane che la nostalgia alta sospesa
nei portici dell’anima
a donare alla mente
estasi di plenilunio
e fragranze d’infinito.
Si allontanano le ombre del vissuto,
i visi si stemperano
nell’effervescenza del tramonto.
Rimane un’eco lontana
di passi lungo strade
irte e faticose.
Il silenzio si adagia
sui tetti e sulle cose
e i crucci si nascondono
tra le pieghe del domani.
Il cuculo


In questo silenzio di primavera
il canto di un cuculo
sovrasta i merli e i picchi
e mi ricorda
i giorni dispersi nel nulla
di una memoria fragile e caduca..
Il ciliegio in fiore
mi immerge nel  presente
in  impeto di sogno e di languore,
e velame  di pruina
mi riconduce a te,
ai tuoi occhi di mare,
alle tue labbra mute,
ai tuoi sorrisi di fragola.
La punta del cipresso è indizio d’infinito
di immensità che si disperde
nel grembo degli spazi,
 nei sussulti dell’anima.
La corsa dei pensieri
non conosce tregua
in questa stagione bagnata
di nettare di vita e di aromali
 muschi d’altrove.
Volo in picchiata


Il volo in picchiata
dei passeri che sfiorano
l’acqua della fonte
e catturano i miei sguardi,
 mi fa sentire
il brivido festoso del creato
in questa valle
incoronata dal sole,
 percorsa dal vento dell’oblio.
I sentieri trapunti di giallo
mi riconducono a te,
alla musica della tua anima,
che vive un’eterna primavera
e lancia una sfida al futuro.
Rinasce la voglia di sognare,
di ascoltare palpiti d’immenso,
di rapire dell’attimo il segreto
tra il profumo dei ciliegi
e il verde degli ulivi.
Gli spigoli della solitudine
si fanno meno aguzzi
e lasciano spazio alla serenità
che sfiora con la sua ala
tutto il mio essere
e il ritmo profondo dei respiri.

Il dèja vu


Quel sentiero che sembra
non avere mai fine
sul quale i miei passi
si muovono lenti, alla ricerca
 del mistero di questa valle,
è come se mi avesse
vista camminare
intenta a cogliere
il segreto e l’incanto delle notti
di plenilunio.
Anche quel cantuccio
davanti al camino
dove raccolgo le mie forze,
quasi a sfidare il mio domani,
mi riporta al momento
quando la bellezza dell’essere
e la gioia di infinito
diventavano muse della vita.
Ritorna l’illusione
di antiche fantasime.
E tornano a disperdersi
nel deserto dei giorni
le ombre del passato.
Una folata di vento


Una folata di vento,
un respiro tra le nuvole
che pianamente vagano,
 ritmo d’immenso tra i girasoli,
un batter d’ali.
Un dolce abbandonarsi della fantasia,
un rifuggire da ogni pensiero
che rattrista la mente.
È stato come vivere
piussù delle rose,
tra un archetipo di luna
in un sussulto di anime,
in una dimensione non più terrena
 proiettata aldilà
delle stellate sfere,
ai confini del divino.
Ora non più.
Si torna a patire
sui declivi addormentati della noia,
sui dossi brumosi della nostalgia,
sul freddo delle preghiere della sera.
È l’ora banale
che alimenta il vivere e il non vivere.
Il battito della pioggia


Il battito della pioggia è ticchettio
di riposo e abbandono
al sogno e disperde
i pensieri in tumulto
piussù delle nuvole,
dove tace la tempesta
e il respiro del domani si fa lieve.

L’anima è tesa al nulla ad esplorare
 tra i crocicchi del passato
i piaceri e il senso delle cose

Tacciono le parole,
i suoni della natura,
i percorsi e gli umani eventi
in un’osmosi di silenzio
e terrena beatitudine.

Nei tuoi occhi la mia terra


Nei tuoi occhi la mai terra,
le sue rocce, le sue colline
in un ritmo di agavi e di ulivi.
I suoi silenzi in te,
le sue notti di luna piena,
i suoi segreti ritorni
da un altrove senza tempo.
Si placano le onde nei tuoi sguardi
percorrendo spiagge assolate
e sconosciute,
in un intimo colloquio col passato.
La mia Calabria è viva,
palpita di luce e di lampare
e abbandona la vento di ponente
ricordi smarriti e attimi di plenilunio.
Nascono speranze come zagare
tra le crepe dell’azzurro e l’orizzonte
e si levano come zampilli
nel mondo delle idee, l’Iperuranio.
Si posano gabbiani sugli scogli
e ricordano che ogni zolla è nido
che aspetta il mio ritorno.

I sogni come zampilli


Nelle pause del dolore
rinasce la voglia di sognare
per ridare alla vita
spuma di colori
e tinte rosa nella luce del mattino.
Si innalzano i sogni come zampilli
per guardare da lontano
i percorsi della vita
mal celati da risposte senza senso
e domande inopportune.
Si rischiarano nella mente
vasti cieli ricolmi di speranze
di un futuro scolpito
su chiare ghirlande
e incantesimi di luna.
Riesplode l’infinito
volteggiare dell’universo
in un’ansia senza resa
e polvere di luce.
Sfumano le nebbie e i torpori
di una giornata senza storia.
Si rincorrono i pensieri come ombre
impazzite di tramonti
nell’illusione che il battito di un sogno
rischiari il percorso dell’esistere.
Laudes Francisco


Ti voglio cantare su nuove corde
anima sempre presente
tra le allodole e i mandorli.
Esulta il creato al tuo passaggio:
cantano i ruscelli,
si innalzano le rondini,
spariscono le nuvole.
Anima prediletta del Signore,
dalla Porziuncola al cielo sei volata.
Sei pane sapido che sazia,
fonte di eterna giovinezza,
primavera che fiorisce al mattino
quando l’anima raccoglie i rottami
della vita e si dà forza
per affrontare il nuovo giorno.
Sei luna che rischiara
le tenebre della notte.
Sei il sole che riscalda i cuori dei più poveri
e dei più soli.
Tu mensa della vita,
nuvola addolcisci il mio passaggio,
vaso che profumi,
acqua della mente.
Hai colmato le profondità,
spianato i fossi,
rinverdito i deserti.
Dai vigore alle membra stanche
e alito di nuova vita alla mia anima.
Sei voce che chiama,
lanterna nella notte,
acqua per gli assetati,
vaso di elezione  e di riscatto.
Zattera del mio naufragio,
doni pace al mio cuore
e speranza di vita eterna.

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