- Sogni come zampilli
- Nelle pause del dolore rinasce la voglia di sognare
- per ridare alla vita
- spuma di colori
- e tinte rosa nella luce del mattino.
- Si innalzano i sogni come zampilli
- per guardare da lontano
- i percorsi della vita
- mal celati da risposte senza senso
- e domande inopportune.
- Si rischiarano nella mente
- vasti cieli ricolmi
- di speranze
- di un futuro scolpito
- su chiare ghirlande
- e incantesimi di luna.
- Riesplode l'infinito
- volteggiare dell'universo
- in un'ansia senza resa
- e polvere di luce.
- Sfumano le nebbie e i torpori
- di una giornata senza storia.
- Si rincorrono i pensieri come ombre
- impazzite di tramonti
- nell'illusione che il battito di un sogno
- rischiari il percorso dell'esistere.
- Laudes Francisco
- Ti voglio cantare su nuove corde
- anima sempre presente
- tra le allodole e i mandorli.
- Esulta il creato al tuo passaggio:
- cantano i ruscelli, si innalzano le rondini,
- spariscono le nuvole.
- Anima prediletta del Signore
- dalla Porziuncola al cielo sei volata.
- Sei pane sapido che sazia,
- fonte di eterna giovinezza,
- primavera che fiorisce al mattino
- quando l'anima raccoglie i rottami
- della vita e si dà forza
- per affrontare il nuovo giorno.
- Sei luna che rischiara coi suoi raggi
- le tenebre della notte.
- Sei il sole che riscalda i cuori dei più poveri
- e dei più soli.
- Tu mensa della vita,
- nuvola che addolcisci il mio passaggio,
- vaso che profumi,
- acqua della mente.
- Hai colmato le profondità,
- spianato i fossi,
- rinverdito i deserti.
- Dai vigore alle membra stanche
- e alito di nuova vita alla mia anima.
- Sei voce che chiama,
- lanterna nella notte,
- acqua per gli assetati,
- vaso di elezione e di riscatto.
- Zattera del mio naufragio,
- doni pace al mio cuore
- e speranza di vita eterna.
-
- Sono la mia poesia
- Vivo in bilico, tra le crepe
- di un orizzonte evanescente
- e i sussulti dell'anima.
- Trascuro i sogni e lascio lievitare
- la realtà intorno a me
- in un succedersi di eventi
- e stanchi presagi.
- C'è da chiedersi di ogni cosa
- il suo perché,
- di ogni minuto la sua vanità
- e delle nuvole che vagano
- la loro meta.
- Ma tutto vive nell'ombra,
- nell'enigma straziante,
- in un essere incerto e solitario.
- Tace la speranza
- tra le crepe dell'azzurro
- e ritorna il desiderio di un altrove
- che dia voce alle essenze mute
- e ai battiti discordi della vita.
- È facile essere il nulla, non essere
- ma è la mia poesia la vera essenza:
- sono la mia poesia.
-
- Tutto fugge via
- Tutto passa, tutto finisce
- in una fuga senza sosta,
- in un vortice di attimi e stagioni.
- Tutto quanto fugge via,
- gli uomini, i tramonti e le nuvole,
- le albe chiare e senza vento,
- i pensieri vaganti all'orizzonte.
- Rimugina l'anima il passato,
- inafferrabile dominio
- dei giorni che furono,
- imprigionato per sempre
- tra i muri del nulla.
- Come petali di rosa
- in una stanza chiusa
- svaniscono gli anni,
- le gioventù, le illusioni
- rincorsi di scoglio in scoglio,
- alle cui cime aggrappate
- inevitabilmente
- le braccia afflosciate,
- un fiume lento ci trascina
- laddove tutto tace,
- tutto muore nel vento,
- tutto osa dire fine.
- A mio padre
- e
- A Giuliana
-
- L'ora consueta
- Il canto della luna
- si fa stillato di mare per il cuore
- fra i rumori della strada
- e di finestre socchiuse.
- Ritorna l'ora consueta
- nell'immaginario dell'esistere
- tra sonagliere di corallo
- e le note argentate della sera.
- Rimurgina la strada
- le ore di vita ormai svanite
- nell'impercettibile ascesi del momento
- quando il destino bussa
- alle porte dell'anima
- adagiandosi su petali di nuvole.
- Anche l'olmo è più leggero
- aspettando il sole al suo risveglio
- e invita il gufo a innalzare
- il suo canto triste.
- Ritorna l'ora consueta
- anche per l'uomo solo,
- per chi non ha più nulla
- da ricordare.
- Ai confini dell'anima
- Ai confini dell'anima
- ti ho ritrovato
- correndo nell'ineffabile
- gioco della vita.
- Ho raccolto il tuo sorriso
- come petali di rose e l'ho innalzato
- là dove finisce il cielo.
- Mi son rinchiusa in una stanza muta
- per regalarti i sospiri più profondi.
- Solo questo ho da dirti e confessarti:
- la gioia nasce là dove finisce
- il tormento, ai confini dell'anima.
- Muore il giorno come ieri
- L'oggi sta per morire,
- come l'ieri è caduto
- e lascia nei cuori
- foglie di effervescenze mute
- e parvenze illusorie.
- Singhiozzano le fonti
- con un passo di danza indefinita
- e voli appannati tra le sfere.
- Giacciono addormentate
- le foglie autunnali
- in un sonno d'ombra e di ristoro.
- Ritornano alla mente
- reliquie del passato.
- Si ingigantiscono i ricordi
- in un ronzio senza meta
- lasciando che la pioggia sopra i tetti
- inventi ghirlande di rugiada.
- Scendono mute le tenebre
- accarezzando i pensieri e le cose
- in un sussulto di cenere e parole.
- Muore il giorno come ieri
- in un intricato gioco di eventi
- e regala a soli occidui
- venti intrisi di speranze.
- Il cerchio conclusivo della vita
- I cerchi si rincorrono
- lungo fili sconosciuti
- uniti dal mistero dell'esistere
- in un orizzonte trapunto di innocenza.
- Un cerchio finisce e un altro prende vita
- in un ritmo incessante di pensieri e desideri
- tra il chiudersi e il dischiudersi
- di vaganti primavere.
- Ad ogni cerchio il suo travaglio
- in una corsa senza tregua
- di chimere, sogni e prospettive
- travolgendo l'essenza muta della vita.
- È il cerchio conclusivo il più temuto.
- Si posa sulla soglia dell'esistere
- regalando agli ultimi sospiri
- l'armonia della pace.
- Nei tuoi occhi la mia terra
- Nei tuoi occhi la mia terra,
- le sue rocce, le sue colline
- in un ritmo di agavi e di ulivi.
- I suoi silenzi in te,
- le sue notti di luna piena,
- i suoi segreti ritorni
- da un altrove senza tempo.
- Si placano le onde nei tuoi sguardi
- percorrendo spiagge assolate
- e sconosciute in un intimo colloquio col passato.
- La mia Calabria è viva,
- palpita di luce e di lampare
- e abbandona al vento di ponente
- ricordi smarriti e attimi di plenilunio.
- Nascono speranze come zagare
- tra le crepe dell'azzurro e l'orizzonte
- e si levano come zampilli
- nel mondo delle idee, l'Iperuranio.
- Si posano gabbiani sugli scogli
- e ricordano che ogni zolla è nido
- che aspetta il mio ritorno.
- La vita
- La vita è brancolare nel buio
- senza mai scorgere
- porte né finestre.
- È trascinare i passi nel silenzio,
- paurosi di cadere.
- Gli angoli si sfiorano,
- si rasentano i muri
- convinti di andare avanti,
- di bussare alle porte del futuro.
- È un gioco a mosca cieca
- e quando ti levano la benda
- è già finita.
- La zattera della vita
- Ho adagiato i miei pensieri sul comodino
- e li ho riposti in una busta chiusa.
- Erano in fila in ordine di tempo,
- fin dal mattino.
- Il principio era per il sole
- che si faceva strada tra gli spigoli e i cespugli
- e regalava alle segale e alle spighe
- i primi attimi della giornata.
- Al meriggio erano più sfumati
- nella nebbia di ogni male
- e nel torpore delle illusioni.
- A sera un mare calmo raccoglieva
- i rottami del giorno
- e li faceva galleggiare
- sulla zattera della vita.
- L'anima del mondo
- Farfalla che va
- farfalla che viene
- in questa stagione bagnata di fragole.
- Ho un nido di api nel cuore
- che si tramuta in miele
- quando si innalza la parola
- e vola sulle nuvole e gli anfratti.
- La parola è l'anima del mondo
- nascosta tra pietre e cose mute
- in un mistico colloquio col silenzio.
- Si apre ad ogni dove
- e cattura del giorno il mistero
- rimanendo impietrita al suo ritorno.
- S'invola sulle stelle
- tornando sulla terra a San Lorenzo.
- Resta ferma a primavera
- abitando tra gli aghi di pino
- e i mandorli in fiore,
- la sua musica indorata dal sole.
- Un mattino
- I passi lenti
- di una foglia accartocciata
- accompagnano il mio cammino
- in un mattino tremulo
- di luce e di chiarore.
- Tace la mia preghiera
- in quest'ora di pause
- e ciechi silenzi.
- Rinasce la speranza
- tra le crepe dell'azzurro
- e il giallo di una mimosa.
- Tra gli amuleti mancati
- Mi resti solo tu pagina bianca
- a dare voce alle mie sere mute
- e un po' di movimento a questa vita
- ferma. Si muove la mia mano
- sul tuo dorso delicato, attingendo
- agli attimi e ai momenti della giornata
- le parole mancate e i tremori.
- Rovista l'anima nel suo profondo
- attirando nel mondo le sue perplessità
- e le emozioni del quotidiano, frutto
- d'incontro e di insperate sorprese.
- S'infila la parola tra le righe
- e come fonte d'acqua viva versa
- la sua voce tra gli amuleti mancati,
- tra i sussulti di un'umanità che sospira.
- Sole al tramonto
- Il sole morente si adagia
- su cuscini di nuvole
- triste di lasciare la terra
- alle tenebre imminenti.
- Da lontano scorge la luna
- in arrivo col suo corteo
- di stelle vaganti:
- opache visioni si alzano
- come zampilli nella luce
- che si consuma.
- Mollemente adagiato sui cuscini
- scioglie lacrime alla sera in arrivo
- e ricorda al poeta nostalgico che il tempo
- brucia fascino e giorni
- all'avventura.
Aspettami
Aspettami, oltrepasserò
la linea dell’incerto
e arriverò da te,
là dove le Galassie
sfavillano d’assoluto.
Apri quella porta
che conduce verso mondi
d’estasi divina,
beatitudini che si snodano
tra spume di tintinnii di silenzi
e cosmiche chiaroveggenze.
Insieme scopriremo il miracolo,
la luce che giardini disvela
d’assolate ninfee,
girasoli di mattutina
iridescenza,
foglie che come calici
si protendono al cielo.
Sulle nostre anime
scenderà ogni benedizione.
La sete di divino
scioglierà nell’oblio
i vissuti vertiginosi,
i santuari della solitudine,
gli aneliti verso gioie
sconosciute al cammino terreno.
la linea dell’incerto
e arriverò da te,
là dove le Galassie
sfavillano d’assoluto.
Apri quella porta
che conduce verso mondi
d’estasi divina,
beatitudini che si snodano
tra spume di tintinnii di silenzi
e cosmiche chiaroveggenze.
Insieme scopriremo il miracolo,
la luce che giardini disvela
d’assolate ninfee,
girasoli di mattutina
iridescenza,
foglie che come calici
si protendono al cielo.
Sulle nostre anime
scenderà ogni benedizione.
La sete di divino
scioglierà nell’oblio
i vissuti vertiginosi,
i santuari della solitudine,
gli aneliti verso gioie
sconosciute al cammino terreno.
***
Simmetrie di presagi
Nei tuoi pensieri c’erano voli
di falchi impazziti
nella luce del meriggio.
Simmetrie di presagi riempivano
le ampolle dell’anima
in cerca di singulti
pervasi di nostalgie esistenziali
e unguenti di beatitudini.
Alitavano scaglie
di carezze lontane
e dal tempo saliva
sussurro di voci
che spezzava il silenzio
ammutolito, asfittico, ansimante.
L’attimo rubava alla vita
respiro di nuvole
e il trapasso appariva vicino,
ineludibile sorte.
Lucentezze di bucaneve
si allineavano tra le crepe
di perdute malinconie
e altezze lunari dialogavano
con il tuo io liquefatto
in schiuma d’eucalipto e acacia.
Soccorrevano stridi d’altrove
alle parole stanche
di momenti ritmati d’inverno,
algebriche figure
tinte di noia
e screpolati ricordi.
Il soggiorno terrestre cantava la fine
e tu gettavi l’amo al Signore
verso mete d’infinita dolcezza.
di falchi impazziti
nella luce del meriggio.
Simmetrie di presagi riempivano
le ampolle dell’anima
in cerca di singulti
pervasi di nostalgie esistenziali
e unguenti di beatitudini.
Alitavano scaglie
di carezze lontane
e dal tempo saliva
sussurro di voci
che spezzava il silenzio
ammutolito, asfittico, ansimante.
L’attimo rubava alla vita
respiro di nuvole
e il trapasso appariva vicino,
ineludibile sorte.
Lucentezze di bucaneve
si allineavano tra le crepe
di perdute malinconie
e altezze lunari dialogavano
con il tuo io liquefatto
in schiuma d’eucalipto e acacia.
Soccorrevano stridi d’altrove
alle parole stanche
di momenti ritmati d’inverno,
algebriche figure
tinte di noia
e screpolati ricordi.
Il soggiorno terrestre cantava la fine
e tu gettavi l’amo al Signore
verso mete d’infinita dolcezza.
***
Sui cuscini dell’immenso
Mi mancano i tuoi passi leggeri
sull’asfalto della vita,
le parole che odoravano
di mimosa nello sfavillio
del mattino,
le vertigini di pensieri
che s’inebriavano di brezza marina.
E ora che tutto è passato
colgo i segni della tua presenza
nel luccichio di una lampara
solinga, silente, serafica,
ingorda di placidi notturni,
nella cima di un abete
proteso all’infinito,
nello scalpitio di una fiamma
nelle sere d’inverno.
E ora che i ricordi danzano
attorno all’ortocentro del mio essere,
sbadigliano dell’anima i richiami,
si fanno volo di libellula
nel cammino verso il sole.
Riconduco i contorni del tuo viso
ad antichi alabastri
in bilico tra geometriche
aperture alari
e fosforescenti segmenti spirituali.
Qui rivive la nostalgia
delle tue pupille blu
tra gli interstizi del creato
e il lento procedere dei giorni.
Sei carezza che si adagia
sui cuscini dell’immenso.
sull’asfalto della vita,
le parole che odoravano
di mimosa nello sfavillio
del mattino,
le vertigini di pensieri
che s’inebriavano di brezza marina.
E ora che tutto è passato
colgo i segni della tua presenza
nel luccichio di una lampara
solinga, silente, serafica,
ingorda di placidi notturni,
nella cima di un abete
proteso all’infinito,
nello scalpitio di una fiamma
nelle sere d’inverno.
E ora che i ricordi danzano
attorno all’ortocentro del mio essere,
sbadigliano dell’anima i richiami,
si fanno volo di libellula
nel cammino verso il sole.
Riconduco i contorni del tuo viso
ad antichi alabastri
in bilico tra geometriche
aperture alari
e fosforescenti segmenti spirituali.
Qui rivive la nostalgia
delle tue pupille blu
tra gli interstizi del creato
e il lento procedere dei giorni.
Sei carezza che si adagia
sui cuscini dell’immenso.
***
Dal libro Arcobaleni lunari di Elena Bartone
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