sabato 20 settembre 2014

Una sillaba sussurrata

Il 18 agosto 2014 è uscito il mio ultimo libro "Una sillaba sussurrata", edizioni LietoColle, fotografie di Carlo Tarsia.
"Una sillaba sussurrata" ha ottenuto una menzione d'onore al premio internazionale di poesia Rodolfo Valentino, IV edizione.


Qui un piccolo "assaggio"...

Incipit

Che diremo stanotte all’amico che dorme?
La parola più tenue ci sale alle labbra
dalla pena più atroce. Guarderemo l’amico,
le sue inutili labbra che non dicono nulla,
parleremo sommesso.
La notte avrà il volto
dell’antico dolore che riemerge ogni sera
impassibile e vivo. Il remoto silenzio
soffrirà come un’anima, muto, nel buio.
Parleremo alla notte che fiata sommessa.
Udiremo gli istanti stillare nel buio
al di là delle cose, nell’ansia dell’alba,
che verrà d’improvviso incidendo le cose
contro il morto silenzio. L’inutile luce
svelerà il volto assorto del giorno. Gli istanti
taceranno. E le cose parleranno sommesso.

Cesare Pavese


Tu eri la vita e le cose.
In te desti respiravamo
sotto il cielo che ancora è in noi.
Non pena, non febbre allora,
non quest’ombra greve del giorno
affollato e diverso. O luce,
chiarezza lontana, respiro
affannoso, rivolgi gli occhi
immobili e chiari su di noi.
È buio il mattino che passa
senza la luce dei tuoi occhi.

Cesare Pavese

Primavere noi
quando –
nell’arcobaleno dei ricordi –
coglievamo l’aroma del pesco
una vitalità di spuma sommersa
nello sguardo del cielo.

Le nuvole sono legate alla terra ed al vento.
Fin che ci saran nuvole sopra Torino
sarà bella la vita. Sollevo la testa
e un gran gioco si svolge lassù sotto il sole.
Masse bianche durissime e il vento vi circola
tutto azzurro
talvolta le disfa
e ne fa grandi veli impregnati di luce.
Sopra i tetti, a migliaia le nuvole bianche
copron tutto, la folla, le pietre e il frastuono.
Molte volte levandomi ho visto le nuvole
trasparire nell’acqua limpida di un catino.
Anche gli alberi uniscono il cielo alla terra.
Le città sterminate somiglian foreste
dove il cielo compare su su, tra le vie.
Come gli alberi vivi sul Po, nei torrenti
così vivono i mucchi di case nel sole.
Anche gli alberi soffrono e muoiono sotto le nubi
l’uomo sanguina e muore
ma canta la gioia
tra la terra ed il cielo, la gran meraviglia
di città e di foreste. Avrò tempo domani
a rinchiudermi e stringere i denti. Ora tutta la
vita son le nubi e le piante e le vie, perdute nel cielo.

Cesare Pavese

La superficie dei pensieri
mi riconduce alle tue mani
profumate di acuminati
acanti.
Fili d’erbe intuiscono–
in sommadi prato–
un oltre aromatico
di Langa assolata, che rivivo
permanendo in un essere
senz’acqua, eppure naufrago
di più che rotonda fantasia.


lunedì 16 giugno 2014

CHANSON


Girasoli di Langa. Sinio.
La fredda mitezza del clima
inorgoglisce i girasoli
e nell’anima scendono
cristalli di messaggi primaverili
ricoperti di un brivido d’azzurro
e ritmi di zagare in festa.
I ricordi dell’inverno evaporano
tra gli equilibri delle sintesi
mentre voci di Langa si perdono
col defluire del giorno
loquace, luminoso, limpido
di anemoni in fuga verso Est.
E i pensieri si fanno nuvola
vagante, vagabonda,
in cerca di circonferenze
di luce riflesse
ed epifanie che preannunciano
arcobaleni trascendentali,
semenze di mondi altri e lontanissimi.
Di ciclamini un effluvio
mi riporta alla tua essenza
che vagola tra le spire
dell’immenso e rinasce
tra enigmatici sentieri
di costellazioni,
quando l’alito della chanson
giunge fino a te e t’incorona
marinaio dei cieli
e delle cose senza tempo.

domenica 13 aprile 2014

ELEGIA


Fu l’ultima Pasqua,
l’ultima volta
che le campane della Resurrezione
penetrarono il tuo cuore
stanco, indifeso, proteso
verso la luce dell’immensità.
Viveva la città,
brulicava, smaniava
di ritmi assurdi, veloci,
rincorreva il vento di maestrale
tra gli oleandri in fiore,
ghirlande di pensieri
che s’inerpicavano su minareti
smaniosi di sole.
Il tuo passo era lento,
si trascinava tra i segmenti
del giorno aspettando che un’alba chiara
regalasse primule loquaci,
desiderose di sinergia vitale,
coreografie di antiche danze
gitane.
E invece l’alba interruppe
il sogno, le vezzose carezze,
i proclami inattesi,
le reminiscenze di ambra e gelsomino.
Ansimanti presentimenti
di vita nuova, eterea,
energia pura danzante nell’azzurro,
inflorescenze d’essere,
virgulto d’infinito,
si stagliarono tra cielo e orizzonte,
novello ponte
verso pellegrinaggi d’anima,
illuminati da sistri d’aprile.
E il pianto come sospiro lieve,
aritmico, asfittico,
dolcezza di subitanei
trasalimenti,
armonia di alito primaverile.
La tua essenza si fece preghiera,
canto che sibila
tra flutti fluenti e fantastici
dell’ignoto e del metafisico.

martedì 7 gennaio 2014

Tutto fugge via


 

Tutto passa, tutto finisce
in una fuga senza sosta,
in un vortice di attimi e stagioni.
Tutto quanto fugge via,
gli uomini, i tramonti e le nuvole,
le albe chiare e senza vento,
i pensieri vaganti all'orizzonte.
Rimugina l'anima il passato,
inafferrabile dominio
dei giorni che furono,
imprigionato per sempre
tra i muri del nulla.
Come petali di rosa
in una stanza chiusa
svaniscono gli anni,
le gioventù, le illusioni
rincorsi di scoglio in scoglio,
alle cui cime aggrappate
inevitabilmente
le braccia afflosciate,
un fiume lento ci trascina
laddove tutto tace,
tutto muore nel vento,
tutto osa dire fine.
 
  A mio padre
e
A Giuliana